Elezione di Dio

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DIO non è egualitario; Egli ha dei favoriti.

Ora, premesso che il termine egualitario, inteso come aggettivo, significa “Che si ispira all'egualitarismo” e, come sostantivo, “Seguace dell'egualitarismo”, cioè di una concezione politica che preconizza una società in cui tutti godano di una eguale parte delle ricchezze, affermare genericamente che Iddio non è egualitario credo che non basti perché qualcuno potrebbe pensare che Egli passi sopra la giustizia per fare ciò che crede, e questo non è esatto.

È vero che la Scrittura ci dice che ci sono uomini che Dio gradisce, ad esempio:
·       “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, pace in terra fra gli uomini che Egli gradisce!” (Luca 2:14);
·       “...perché il Signore corregge colui che Egli ama, e flagella ogni figliuolo che Egli gradisce” (Ebrei 12:6).
Ma il Suo gradimento non è senza una ragione che affondi le radici nella Sua stessa giustizia.
Essendo Dio il sommo bene, è anche la perfetta giustizia.

Apparentemente, leggendo alcuni punti della Scrittura, potrebbe sembrare che Iddio faccia ciò che vuole, poiché non deve rendere conto a nessuno, ma questo appare solo perché noi uomini non riusciamo a vedere il Suo meraviglioso e perfetto piano; in altri termini, non comprendiamo perché la nostra mente è ancora ”chiusa” su molti punti spirituali.

Ad esempio, nel capitolo 4 della Genesi leggiamo:
…e Abele offerse anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso, e l'Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l'offerta sua. 
E Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto” (Genesi 4:4-5).

Ad una prima lettura, senza una speciale luce dello Spirito Santo, saremmo portati a pensare che Iddio decise di guardare con favore all'offerta di Abele senza alcuna ragione ma solo perché così Gli piacque.
Certamente non è così, come vedremo in seguito.

C’è un indirizzo preciso verso il quale s’indirizza il favore di Dio:
·       “Gli insensati si burlano delle colpe commesse, ma il favore dell'Eterno sta fra gli uomini retti” (Proverbi 14:9);

·        “L'uomo buono ottiene il favore dell'Eterno, ma l'Eterno condanna l'uomo pieno di malizia” (Proverbi 12:2);

·        “Se proprio sei puro e integro, certo egli sorgerà in tuo favore, e restaurerà la dimora della tua giustizia” (Giobbe 8:6);

·        “Così parla l'Eterno a questo popolo: Essi amano andar vagando; non trattengono i loro piedi; perciò l'Eterno non li gradisce, si ricorda ora della loro iniquità, e punisce i loro peccati” (Geremia 14:10);

·        “Beato l'uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alla soglia della mia casa. 
Poiché chi mi trova trova la vita, e ottiene favore dall'Eterno” (Proverbi  8:34-35);

·        “Poiché Iddio dà all'uomo che egli gradisce: sapienza, intelligenza e gioia; ma al peccatore dà la cura di raccogliere, d'accumulare, per lasciar poi tutto a colui ch'è gradito agli occhi di Dio. 
Anche questo è vanità e un correre dietro al vento” (Ecclesiaste 2:26).

Abbiamo scoperto che la differenza la fa il peccato: gradito, finché…
Dobbiamo considerare anche che Iddio, nella Sua perfetta giustizia, fa dimorare il Suo favore su tutti gli uomini che perseverano nella fede, come dice la Scrittura: “Ma il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro, l'anima mia non lo gradisce” (Ebrei 10:38).
C’è un passo della Scrittura che da sempre ha dato adito a dispute per interpretazioni contrastanti, ora vedremo di ragionare su di esso alla luce dello Spirito.

Lettera ai Romani, capitolo 9: "Io dico la verità in Cristo, non mento, la mia coscienza me lo attesta per lo Spirito Santo: io ho una grande tristezza e un continuo dolore nel cuore mio; perché vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo, per amor dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che sono Israeliti, ai quali appartengono l'adozione e la gloria e i patti e la legislazione e il culto e le promesse; dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen.

Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; perché non tutti i discendenti da Israele sono Israele; né per il fatto che son progenie d'Abramo, son tutti figliuoli d'Abramo; anzi: In Isacco ti sarà nominata una progenie, cioè, non i figliuoli della carne sono figliuoli di Dio, ma i figliuoli della promessa son considerati come progenie.
Poiché questa è una parola di promessa: In questa stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. 

Non solo, ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quando ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro padre, due gemelli; poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell'elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama, le fu detto: Il maggiore servirà al minore; secondo che è scritto: Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù. 

Che diremo dunque? V'è forse ingiustizia in Dio? Così non sia.
Poiché Egli dice a Mosè: Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione.
Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.
Poiché la Scrittura dice di Faraone: Appunto per questo io t'ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza, e perché il mio nome sia pubblicato per tutta la terra.

Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indurisce chi vuole. 
Tu allora mi dirai: Perché si lagna Egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà? 
Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? 
La cosa formata dirà essa a colui che la formò: Perché mi facesti così?
Il vasaio non ha egli potestà sull'argilla, da trarre dalla stessa massa un vaso per uso nobile, e un altro per uso ignobile?

E che vi è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità dei vasi d'ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già innanzi preparati per la gloria, li ha anche chiamati (parlo di noi) non soltanto di fra i Giudei ma anche di fra i Gentili?

Così Egli dice anche in Osea: Io chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo, e "amata" quella che non era amata; e avverrà che nel luogo dov'era loro stato detto: "Voi non siete mio popolo", quivi saran chiamati figliuoli dell'Iddio vivente.
E Isaia esclama riguardo a Israele: Quand'anche il numero dei figliuoli d'Israele fosse come la rena del mare, il rimanente solo sarà salvato; perché il Signore eseguirà la sua parola sulla terra, in modo definitivo e reciso.

E come Isaia aveva già detto prima: Se il Signor degli eserciti non ci avesse lasciato un seme, saremmo divenuti come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra. 
Che diremo dunque? Diremo che i Gentili, i quali non cercavano la giustizia, hanno conseguito la giustizia, ma la giustizia che vien dalla fede; mentre Israele, che cercava la legge della giustizia, non ha conseguito la legge della giustizia. 

Perché? Perché l'ha cercata non per fede, ma per opere. 
Essi hanno urtato nella pietra d'intoppo, siccome è scritto: Ecco, io pongo in Sion una pietra d'intoppo e una roccia d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà svergognato".

Qui consideriamo tre casi apparentemente controversi:
·         Giacobbe ed Esaù;
·         il Faraone;
·         i Gentili ed Israele.

Credo che tutti, nel leggere i versetti 11 e 12, ci siamo chiesti: com'è possibile che Dio abbia amato Giacobbe ed odiato Esaù, addirittura prima che fossero nati e che avessero fatto alcunché di bene o di male?
San Paolo stesso, intuendo il pensiero di molti all'annuncio della elezione di Dio, dichiara subito: “Che diremo dunque? V'è forse ingiustizia in Dio? Così non sia”, e, mentre si limita ad affermare la giustizia di Dio, non si ferma a spiegare come mai avvenga questa scelta apparentemente immotivata.

San Paolo non spiega perché la giustizia di Dio deve essere considerata VERA, senza avere su di essa un minimo dubbio tale da richiedere spiegazioni.
L’uomo che ha accettato nel proprio cuore questo basilare concetto di giustizia perfetta di Dio riceve ogni chiarimento ulteriore su tutto, non per se stesso (non ne ha bisogno), ma per saper rispondere agli altri.
Sarebbe stato facile rispondere che Iddio, anche prima che nascessero Giacobbe ed Esaù, conosceva la loro vita perché l’aveva anti-veduta, come conosce quella dell’ultimo uomo che nascerà sulla terra.

Lo stesso vale per Faraone.
San Paolo, quando dice “Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indurisce chi vuole” non vuole certo dire che Iddio opera senza una ragione basata sulla propria giustizia, ed inoltre (come per il punto precedente) egli desidera che gli altri credano che Lui opera sempre secondo perfetta giustizia.
San Paolo non vuole difendere Iddio né giustificarlo, sapendo che Egli non ha bisogno di difese o di giustificazioni: Dio è Colui che è, il Sommo ed Immutabile Bene.
Anche l’Elezione del popolo dei Gentili rientra nella giustizia di Dio che preconosce ogni uomo ed ogni cosa.

Ma ... La giustizia di Dio è per tutti.

·       “Molti cercano il favore del principe, ma l'Eterno fa giustizia ad ognuno” (Proverbi 29:26).

·        “Allora Pietro, prendendo a parlare, disse: In verità io comprendo che Dio non ha riguardo alla qualità delle persone” (Atti 10:34).

·        “...poiché dinanzi a Dio non c'è riguardo a persone” (Romani 2:11).

·        “E voi, signori, fate altrettanto rispetto a loro; astenendovi dalle minacce, sapendo che il Signor vostro e loro è nel cielo, e che dinanzi a lui non v'è riguardo a qualità di persone” (Efesini 6:9).

·        “Ora dunque, implorate pure il favore di Dio, perché egli abbia pietà di noi! 
Sono le vostre mani quelle che han fatto ciò; e avrebbe egli, riguardo alla persona di alcuno di voi?
Dice l'Eterno degli eserciti” (Malachia 1:9).

Invece di digerire un duro rospo senza avere in se stessi certezza di fede (cosa che risulterebbe inutile), meditiamo su ciò che abbiamo letto per imparare a stimare Iddio in modo che, trovandoci di fronte a fatti apparentemente inspiegabili o non giusti secondo il nostro pensiero, possiamo dire: "Non capisco! Ma certamente Iddio avrà le Sue buone, giuste e sante ragioni".

Uno studio di Antonio Strigari.

Giuseppe

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