Dio è padre

Un confronto con una delle caratteristiche del vero Dio con il dio presentato da Maometto.

La Bibbia ci presenta Dio come Creatore del cielo e della terra, come Onnipotente e come Giudice degli uomini, ma anche come Padre dei credenti che da Lui sono generati alla loro conversione.
Anche se Maometto ha attinto le sue dichiarazioni su AlIah, quale onnipotente creatore e giudice, in parte da episodi tramandati dalla Bibbia, l'immagine del Dio biblico è totalmente diversa dall'immagine di AlIah.

Il Dio onnipotente della Sacra Scrittura non è lontano, distaccato dagli uomini, ne è un sovrano inanimato, una qualsiasi "forza superiore", ne un dio impersonale, la cui azione è stabilita arbitrariamente, come invece l'AlIah di Maometto.
No, il Dio della Sacra Scrittura, il Creatore del cielo e della terra, Onnipotente e Giusto giudice è, secondo il Suo essere, amore: "Dio è amore" (1 Giovanni 4:16).
"Dio infatti ha tanto amato il mondo..." (Giovanni 3: 16): questa è la testimonianza di Dio attraverso tutta la Sacra Scrittura.

Come si manifesta questo amore?
Come un Dio personale che ha un'intima relazione con noi, esseri umani, come l'ha un padre terreno verso i suoi figli.
Ecco perché nella Sua Parola sta scritto: "Sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente" (2 Corinzi 6:18).
Mentre AlIah, il dio di Maometto, secondo quanto ci viene tramandato, dice: "Che cosa me ne importa?", quando un uomo da lui viene gettato nel Paradiso o nell'Inferno.

Quanto diverso è il nostro Dio, Colui che ama!
Già nell'Antico Testamento, proprio perché Egli è amore, si è manifestato come un Dio che si preoccupa di tutto ciò che riguarda le Sue creature, e vive per e con loro.


Dio è il Padre del nostro Signore Gesù Cristo ed ha un cuore.
Questo manca ad AlIah, il dio di Maometto.
Dio, il nostro Padre nei Cieli, si è legato a noi, Sue creature, noi Gli apparteniamo ed Egli appartiene a noi.
Egli percepisce le nostre difficoltà, soffre per il nostro peccato; Egli si contrista quando non vogliamo andare da Lui e corriamo verso la rovina a causa del nostro peccato.

I lamenti di Dio percorrono molte volte i libri dei profeti, leggiamo ad esempio: "Io pensavo: Come vorrei considerarti tra i miei figli e darti una terra invidiabile, un'eredità che sia l'ornamento più prezioso dei popoli! Pensavo: Voi mi direte: "Padre mio!", e non tralascerete di seguirmi. 
Ma come una donna è infedele al suo amante, così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me!" (Geremia 3:19-20).

"Ritornate, figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni" (Geremia 3:22).
"Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi! 
Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù... ?" (Michea 6:3:4).


Dio è attento alle Sue creature.
Tutto l'essere di Dio è indirizzato verso le Sue creature.
Egli non solo soffre per loro e con loro, ma si rallegra di loro e con loro, quando ad esempio un figlio prodigo si pente del suo peccato, si ravvede e torna da Lui.
Sì, Egli ci ama!

Egli ama le Sue creature così tanto che ha dato per amore nostro ciò che aveva di più caro: il Suo Figlio unigenito.
Egli abbraccia con un amore incomprensibile tutto il mondo che ha creato, e ama ognuno in modo personale, lo chiama per nome.
Così il rapporto tra Dio e le Sue creature è un rapporto molto intimo caratterizzato dall'amore.
Come tutto questo è diverso dalla sottomissione dei musulmani al freddo e impersonale Allah!

Il Dio della Sacra Scrittura è il "Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Efesini 3:14-15).
Chi potrà comprendere le implicazioni di tutto ciò?
L'immagine di Dio si irradia nel nostro cuore.

La Sacra Scrittura ci testimonia ripetutamente che Egli non è solo onnipotenza, ma, soprattutto, amore.
Per amore ci ha salvati dal peccato mandandoci Gesù, il suo amatissimo e unigenito Figlio, e se crediamo in Gesù, abbiamo accesso a Dio, nostro Padre.

Sì, siamo chiamati figli di Dio (Efesini 1:5), e siamo anche suoi eredi.
Quindi la nostra appartenenza a Lui è stabilita per il tempo e per l'eternità, se noi stessi non abbandoniamo Dio.
Possiamo avere una comunione intima con Lui, più intima di quella di un figlio con il suo padre terreno.

Con questo amore di Dio, ci ha donato il massimo, ha annullato l'eterna separazione, che era insormontabile, tra noi e Lui.
Con Lui non avremmo potuto avere alcun rapporto personale, perché il nostro peccato ci separava da Lui come il Cielo è separato dalla Terra.

Egli ha annullato questa separazione dando il Suo Figlio unigenito come sacrificio espiatorio per le nostre colpe.
Questa cosa incomprensibile è avvenuta per tutti coloro che credono in Gesù, infatti tutti noi possiamo andare a Dio, nostro Padre, come figli, sebbene siamo peccatori.
Il sacrificio di Gesù ci ha talmente avvicinati a Dio che possiamo dire: "Abba, Padre!".

Dio Padre adesso ama noi peccatori attraverso Lui, il Suo Figlio unigenito Gesù Cristo (Giovanni 16:27).
E' una cosa meravigliosa: noi sappiamo di avere un Padre nei Cieli, un vero Padre per noi, Suoi figli.
Di Lui il nostro Signore Gesù dice che ha contato perfino i capelli del nostro capo (Matteo 10:30), e quando noi siamo afflitti, Egli è afflitto.

Dio si fa carico dei nostri problemi, piccoli e grandi, e in quanto Padre prende tutto in mano e si preoccupa anche delle minime cose, quali il vestiario, il cibo e tutto ciò che ci occorre.
Molti Suoi figli hanno fatto l'esperienza che non solo possiamo chiedere a Dio Padre tutto ciò che ci manca, ma lo riceviamo anche, se viviamo secondo i Suoi comandamenti e crediamo nelle promesse del Suo amore.

Sì, come credenti, sperimentiamo continuamente che per Dio Padre è un piacere farci del bene (Geremia 32:41).
Il nostro Dio è: Padre d'amore, Padre di bontà, Padre di grazia, Padre di fedeltà, Padre di misericordia, Padre di pazienza, e infine, come Lo chiama l'apostolo Paolo: "Padre di ogni consolazione".

Giuseppe

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