Nella Libia dopo Gheddaffi

Nella Libia scossa dalla guerra civile si aprono nuove opportunità per la diffusione dell'Evangelo da parte dei pochi, ma coraggiosi credenti.

I libici conobbero anticamente la fede cristiana non più di dieci anni dopo la morte e risurrezio­ne di Gesù Cristo, ma oggi esisto­no solo poco più di 120 chiese e alcune migliaia di cristiani in un Paese di oltre 6 milioni di abitanti.
Mentre gli stranieri hanno la libertà di praticare la propria fede come vo­gliono, condividere l'Evangelo con i libici è proibito.
La fitta ed estesa rete di polizia segreta del governo libico di Gheddaffi rendeva l'evangelizzazione dei musulmani un'attività difficile e pe­ricolosa.
In ogni caso, lo scoppio della guerra civile in Libia ha dato nuova speranza ai cristiani e agli altri libici, specialmente quelli che abitano nella parte orientale del Paese, che ora stanno sperimen­tando una maggiore libertà.

Tarek è stato cresciuto come musulma­no, ma la Bibbia e il cristianesimo lo incuriosivano, così si procurò una Bibbia e iniziò a leggerla.
Più leggeva, più si convinceva che il cristianesimo era la fede che fa­ceva per lui.
Subito accettò Cristo, e sua moglie e i suoi figli vennero a Gesù circa un anno dopo.
Tarek condivide spesso la sua fede con gli altri e ha portato molti libici a Cri­sto.
In un'occasione, ha condiviso la sua fede con un arabo non libico, che lo ha denunciato alla polizia.

Questo fatto ha colto di sorpresa Tarek, perché la maggior parte dei libici rispondono con un atteggiamen­to di indifferenza quando si parla loro della sua fede cristiana; loro non sono preoccupati dell'aposta­sia, ma piuttosto che i libici lascino il loro stile di vita tradizionale per diventare "agenti dell'occidente".
"Non si tratta del fatto dì lasciare l'Islam", dice un cristiano libico, "si tratta piuttosto dì lasciare la cultura tradizionale".
Tarek sapeva che se fosse stato arrestato, avrebbe potuto essere accusato di tradimento, e non di blasfemia, come avviene in altre nazioni musulmane.
Tarek fu convocato alla stazione di polizia per essere interrogato e lì fu trattenuto per diverse notti, ma non fu picchiato.
Coloro che lo interro­gavano, semplicemente non pote­vano capire come avesse fatto a diventare cristiano.
"Hanno interrogato Tarek, e qual­cosa di strano è accaduto durante l'interrogatorio" dice un amico di Tarek; "penso che fosse interve­nuto lo Spirito Santo a confondere un po le acque, perché nemmeno la polizia riuscì a capire chiara­mente cosa volesse dire essere convertiti.
Ancora non si rendeva­no conto che lui potesse lasciare la sua fede, tanto che gli dissero: Potrai sempre essere un libico se lo vorrai".

Mentre Tarek è sfuggito alla sof­ferenza fisica, purtroppo altri cristiani libici sono stati imprigionati e torturati per mano della polizia segreta.
Badi, un ex musulmano, è uno di questi.
Gli era stata donata una Bib­bia in inglese da un parente che non sapeva leggere l'inglese e che non si era reso conto di cosa sta­va dando a Badi.
Fortunatamen­te, Badi aveva imparato l'inglese a scuola e capì presto che le parole scritte in rosso nella sua Bibbia erano le parole pronunciate da Gesù (questo particolare viene usato anche in alcune edizioni italiane).
Il suo cuore si spezzò quando les­se il Sermone sul monte nel quinto capitolo del Vangelo di Matteo, e presto si trovò a stimare la Parola di Dio.
Badi studiò la sua Bibbia, e appro­fondì ulteriormente la conoscenza della fede circa due anni più tardi, quando conobbe dei lavoratori stranieri in una fattoria.
Notò che alcuni di loro portavano delle Bibbie, e così cominciarono a discutere di Cristo.
Gli stranieri erano cristiani, e lo invita­rono ad andare a un culto con loro.
Quando i funzionari del governo scoprirono che Badi era diventato cristiano, lo arrestarono e lo imprigionarono.
Come previsto, fu ac­cusato formalmente di tradimento anziché di apostasia.
Badi fu picchiato e torturato duran­te la sua prigionia, il dolore era così acuto che avrebbe voluto morire.
Ma i suoi aguzzini gli spiega­rono: "Non ti uccideremo, perché vogliamo che tu desideri la morte, ma non la trovi".
Badi sopravvis­se e fu rilasciato dal carcere sei mesi dopo.

Fonte: La voce dei martiri

Giuseppe

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