Errori da evitare

Un approfondimento di Wìllem Glashouwer. 

Chi è Israele? Chi è la Chiesa? 
Derek Prince, studioso della Bibbia e del popolo di Israele, da poco scomparso, ha spiegato in modo chiaro e illuminante questi argomenti nel suo libro "Prophetic Destinies" (Destini profetici).

Giudeo
Il nome "Giudeo" compare circa 200 volte nel Nuovo Testamento, e significa sempre un membro della nazione di Israele, della razza ebraica.
La parola "Giudeo" è derivata da "Giuda", una delle tribù di Israele; questo vocabolo significa in ebraico "lode" o "ringraziamento"; quindi il nome "Giudeo" significa "qualcuno che loda Dio".

L'unico luogo del Nuovo Testamento dove Paolo usa il termine "Giudeo" in una accezione restrittiva è nella Lettera ai Romani 2:28-29: "Giudeo infatti non è colui che è tale all'esterno, e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio".
In questa circostanza Paolo sta descrivendo il significato ebraico della parola "Giudeo"; spiega che non è sufficiente essere un Giudeo solo esteriormente.
Un vero Giudeo deve possedere quella predisposizione del cuore che gli permette di lodare Dio, e che gli fa guadagnare a sua volta la lode da parte di Dio.

 La stessa cosa è vera anche per i "Cristiani": uno può essere esternamente un cristiano, membro di una chiesa cristiana, battezzato da bambino, avendo compiuto a suo tempo la confessione di fede e tutti i vari rituali della chiesa; eppure quando a queste premesse non seguono i fatti, o addirittura quando non c'è la vera fede in Cristo, non si è "cristiani" nel vero senso della parola.
Nello stesso significato restrittivo Gesù usa la parola "Giudeo" in Apocalisse 2:9 e 3:9, "...quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono...".
In nessuno di questi quasi 200 casi la parola "Giudeo" è utilizzata nel Nuovo Testamento per indicare in modo estensivo che i "Giudei" sono tutti quelli legati a Dio nel modo giusto, cioè attraverso Gesù Cristo.
L'uso del termine "Giudeo" nel suo significato esteso semplicemente non si trova affatto nella Bibbia. Quindi, un Giudeo = un Giudeo!
Esteriormente, perché lui o lei sono discendenti fisici di Abramo; e possibilmente anche interiormente, attraverso la circoncisione del cuore, la vera fede e la fedeltà a Dio.

Israele
La stessa cosa è vera riguardo alla parola "Israele" nel Nuovo Testamento.
"Israele" è menzionato circa 79 volte nel Nuovo Testamento: in 9 casi sono citazioni dall'Antico Testamento e, semplicemente, hanno il significato che "Israele" ha nell'Antico Testamento.
Esistono però altri due versetti in cui la parola "Israele" è utilizzata in modo più restrittivo, come nei tre casi riguardanti la parola "Giudeo".
Romani 9:6-9 dice: "Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra, infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele, ne per il fatto di essere stirpe di Abramo, sono tutti figli di Abramo, anzi dice: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza»; cioè, non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio»".

Ancora in questo punto Paolo afferma (come hanno sempre fatto tutti i profeti dell'Antico Testamento) che non è sufficiente essere fisicamente (biologicamente) discendenti di Abramo, ma bisogna anche dimostrare la stessa fede che caratterizzava Abramo, Isacco e Giacobbe.
Quindi, anche in questo caso, Paolo non estende il significato del termine "Israele" a tutti quelli che vivono nella fede di Gesù il Messia, indipendentemente dalla loro origine nazionale, ma restringe questo significato, esattamente come fa nel caso della parola "Giudeo".
Galati 6:15-16 dice: "Infatti, tanto la circoncisione che l'incirconcisione non sono nulla; quello che importa è l'essere una nuova creatura.
Su quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull'Israele di Dio".

Come si può vedere chiaramente, in questa occasione Paolo sta parlando di due specifici gruppi di persone che credono in Gesù: Giudei che credono in Gesù ("Giudei messianici", oggi li chiamerebbe qualcuno), e Gentili che credono in Gesù.
Questi Gentili ovviamente non vivevano nella tradizionale maniera degli Ebrei, probabilmente conoscevano assai poco relativamente ai Giudei o al Giudaismo, o forse nulla del tutto.
Ma i "Giudei messianici" lo conoscevano, eccome!
E Paolo chiama quei Giudei che avevano creduto in Cristo "Israele di Dio".

Sia i Giudei, sia i Gentili erano diventati una nuova creatura per mezzo della trasformazione soprannaturale che era avvenuta nel loro cuore: un uomo nuovo in Cristo; ma il loro ambiente naturale era molto differente: Giudeo o Gentile.
Paolo chiama quei Giudei, che avevano creduto in Cristo, non solo "Israele" ma "l'Israele di Dio".
Anche in Romani capitolo 11 cita la Chiesa e Israele, come due categorie ben distinte.
In Romani 2:7 parla di "...Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti..."; in questo caso Israele denota i Giudei che non avevano creduto in Gesù.
Nei versetti da 11 a 14 Paolo mantiene la distinzione tra Giudei e Gentili, e mostra il contrasto tra gli Israeliti che hanno rifiutato Gesù e i Gentili che lo hanno invece accettato.

Ma Paolo non chiama mai questi Gentili "Israeliti"!
Nel versetto 25, dove esprime la sua speranza per quella parte di Israele che è rimasta "indurita", si augura che "...finché non sia entrata la totalità degli stranieri..." sia anch'essa salvata.
Poi dice al versetto successivo: "...e tutto Israele sarà salvato..." (Romani 11:26).
Nel suo meraviglioso libro Derek Prince conclude: "Se Israele fosse sinonimo di Chiesa, e la Chiesa sinonimo di "quelli che sono salvati", allora l'affermazione di Paolo in Romani 11:26 sarebbe ridicola.
Significherebbe che Paolo stia dicendo che tutti quelli che saranno salvati, saranno salvati.
Perciò tale interpretazione va certamente scartata".
Dunque, ecco che Israele = Israele!

La Chiesa
Nello stesso modo la Chiesa = la Chiesa.
La lingua greca solitamente usa la parola "ekklesia" per significare un'assemblea che viene convocata.
Per esempio, in Atti 19:32, 39 e 41, viene utilizzata per indicare l'assembramento dei cittadini di Efeso.
La Chiesa è un'assemblea convocata da Dio, un corpo vivente di credenti in Gesù, composto di Giudei credenti e Gentili credenti.
Così come è scritto: "Ogni cosa Egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti " (Efesini 1:22-23).
E ancora: "Perciò, ricordatevi che un tempo voi, stranieri di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono nella carne per mano d'uomo, voi, dico, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo.
Ma ora, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo.
Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia, la Legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia.
Con la sua venuta ha annunziato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spinto.
Così dunque non siete più ne stranieri ne ospiti, ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, e siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore.
In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito" (Efesini 2:11-22).

Dunque non è una "chiesa-organizzazione", una denominazione strutturata o altro.
Questo "organismo" è all'interno di tutte le "chiese-organizzazioni" e persino al di fuori di esse!
Con "Israele", questa "Chiesa" di Giudei e Gentili ha in comune il mistero di essere "eletta" da Dio, un popolo "scelto".
Paolo spiega il profondo mistero di questa "elezione" in Romani 9.
E' una scelta sovrana di Dio, e sfugge al nostro controllo.
Paolo chiama i Giudei che credono in Gesù un "residuo eletto", "un residuo eletto per grazia", come dice in Romani 11:5-6: "Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia; ma se è per grazia, non è più per opere, altrimenti, la grazia non sarebbe più grazia".

Ma c'è anche un altro "residuo" d'Israele che è composto da quei Giudei che rimangono fermi nella fede dei loro padri, nonostante atroci persecuzioni o seducenti tentazioni del mondo, quelli che non piegano il proprio ginocchio a Baal.
Romani 11:4 e 1Re 19:18 dicono: "Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal»"; "...ma io lascerò in Israele un residuo di settemila uomini, tutti quelli il cui ginocchio non s'è piegato davanti a Baal, e la cui bocca non l'ha baciato".
Così, esiste un Israele fedele, un Israele infedele e la categoria di "Israele di Dio", cioè una piccola minoranza di Giudei che crede in Gesù.
Ma non chiamate mai erroneamente "Chiesa" Israele o "Israele" la Chiesa.

Giuseppe

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