Religione, fede e Cristianesimo

Apologia

Uno studio di Antonio Strigari. 

"La fede comincia là dove la religione finisce”.
Questa frase, che appartiene al filosofo danese Soren Kiekegaard, racchiude una grande verità che ora considereremo assieme.
All’aforisma di Kiekegaard per i Cristiani si potrebbe aggiungere: “…e dove finisce la religione può, anche, iniziare il Cristianesimo”.
Questo concetto ci induce a riflettere su un’altra differenza, che va fatta per completezza, fra “Religione” e “Cristianesimo”.

Esamineremo assieme, quindi, confrontandole fra di loro:
1. Fede
2. Religione
3. Cristianesimo

Religione e fede.
Il buon religioso, di norma, è colui che si attiene scrupolosamente a riti e canoni in uso nella chiesa che frequenta. Egli può essere definito nel migliore dei modi: pio, osservante, praticante, zelante ma, tutto ciò non ha niente a che vedere né con la fede (poiché la fede, come viene definita dalle Sacre Scritture “è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”), né con il Cristianesimo, come vedremo in seguito.
La prima considerazione che possiamo fare è che se la religiosità può essere acquisita con il proprio zelo non è così per la fede poiché essa è un dono di Dio (Romani 12:3; Efesini 2:8; Filippesi 1:29; 2Pietro 1:1).
Nella Scrittura troviamo tanti esempi di religiosità e di vera fede (dico “vera” fede poiché, quando possiamo definirla tale, le opere l’accompagnano certamente!).
Come nasce la fede?
La Parola di Dio stessa ci dice che essa viene prodotta per mezzo:
1) delle Sacre Scritture (Giovanni 20:31; Atti 13:48; 17:11-12; Romani 10:17; 16:26; 2Timoteo 3:15; 1Giovanni 5:13);
2) della predicazione (Giovanni 1:7; 17:20; Atti 4:4; 8:12; 14:27; Romani 1:5; 10: 8-14; 16:26; 1Corinzi 3:5; Efesini 1:13; Galati 3:2-5; 2Tessalonicesi 1:10);
3) dell’udire (ascoltare con buone intenzioni) (Romani 10:17; Ebrei 4:2; Atti 4:4).

Di solito la fede è:
1) preceduta dal ravvedimento (Marco 1:15);
2) ostacolata dall’orgoglio (Giovanni 5:44).
Per avere il dono della fede è indispensabile credere in Cristo ed appartenergli (Giovanni 10:26).
Il capitolo undicesimo della lettera agli Ebrei riassume gli esempi di fede più eccellenti e sempre, l’uomo che ha dimostrato questa fede, ha creduto senza operare.
Nella lettera ai Romani nei capitoli terzo e quarto (che conviene leggere interamente!) ci viene spiegato chiaramente il concetto anzi espresso, proviamo a riflettere ora sui seguenti versetti:
“Poiché se Abramo è stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che gloriarsi; ma dinanzi a Dio egli non ha di che gloriarsi; infatti, che dice la Scrittura?
Or Abramo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto di giustizia.
Or a chi opera, la mercede non è messa in conto di grazia, ma di debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è messa in conto di giustizia” (Romani 4:2-5).

Abbiamo potuto esaminare abbastanza dalla Sacra Scrittura per essere convinti che la fede non consiste “nel fare” ma “nel credere” e che il credere si ha per mezzo dello Spirito di Dio.
Il religioso, quindi, farebbe bene non far conto delle proprie forze poiché, cercando di mostrare a Dio la propria giustizia rifiuta quella che gli viene offerta gratuitamente dal Signore per mezzo di Gesù Cristo.
Il desiderio del cuore di San Paolo circa la salvezza dei Giudei lo induceva a pregare il Signore poiché si rendeva conto del pericolo che correvano cercando la loro salvezza nelle opere e non nella fede giustificante in Cristo (Romani 10).

Cristianesimo e Religione.
Definiamo un tipo di Chiesa: quella “Cristiana”.
(Nota: non ho aggiunto volutamente alcun’altra denominazione poiché oggi molte sono le chiese che si auto attribuiscono tale epiteto).
Parliamo adesso di un tale, un “religioso” che crede di essere un “Cristiano”.
Quante volte si notano persone che frequentano i culti nelle chiese, osservano i precetti e i riti, recitano preghiere e poi.... mancano di amore verso il prossimo non nelle cose evidenti ed eclatanti ma, nelle piccole cose: nel garbo, nelle attenzioni, nella comprensione delle opinioni e, soprattutto, nella stima, infatti, proprio in queste piccole cose si vede la grandezza del cuore delle persone: “Chi è ingiusto nelle cose minime e pur in giusto nelle grandi” (Luca 16:10).
Chi si ritiene “Cristiano” dovrebbe sapere che Gesù Cristo disse ai suoi discepoli:
“Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore l’uno per gli altri” (Giovanni 13:35).
E non disse che quell’amore doveva essere, però, subordinato e condizionato dal comportamento degli altri, anzi!... prima disse loro, che i suoi discepoli dovevano amarsi come Lui aveva amato loro! (Giovanni 13:34).
Accettando gli altri così come sono, con tutti i loro difetti, senza volerli plagiare o farne uomini simili a loro (perché porterebbero anche i loro difetti) ma, semmai, simili a Cristo.

Invece..... il “religioso” ama, però, se è amato; rispetta, se è rispettato; stima se è osannato e apprezzato (anche se falsamente.. tanto nel suo orgoglio non lui se ne accorge!) e nel caso contrario emargina spietatamente.
Principalmente, il “religioso” non tollera che un altro la pensi in maniera diversa dalla sua e, senza confrontarsi per un chiarimento (delle diverse idee) al fine di arrivare assieme alla verità, reputando che la sua soltanto sia la verità, relega l’altro al ruolo di “ribelle” vantandosi, per di più, della sua pazienza nel sopportarlo!
Che giudizio spietato per “l’altro”! Dov’è la Pietà? Che fine a fatto?
La spietatezza consiste nell’emarginare degli altri senza rendere loro alcuna ragione.
Quando avviene ciò il dolore provocato nel cuore di viene emarginato è proporzionato all’amore che egli ha verso colui che lo ha messo da parte e solo l’esperienza personale può far capire quando grande sia tale dolore!
Che peccato agli occhi di Dio! Che ferita provocata nuovamente al costato di Cristo!
Soprattutto se tale “religioso” si definisce “Cristiano”!
Quale diritto accampa una tal persona per autodefinirsi Cristiano se, invece di lasciarsi crocifiggere, secondo l’esempio del Maestro Gesù, inchioda altri alla croce e trafigge il loro cuore spietatamente?
Eppure, egli ha giudicato: l’altro non è degno della sua stima.

Quel tale dovrebbe considerare alcune cose importanti:
1. Chi giudica un fratello giudica la Legge (Giacomo 4:11);
2. Chi emargina un fratello emargina Cristo (Matteo 25:31–46);
non considera egli, infatti, che Gesù si identifica in tutti suoi credenti e un giorno potrebbe dirgli:
“Ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere!...” (Matteo 25:42).
“Fame e sete”, queste due parole non si riferiscono solo al bisogno materiale del corpo, ma anche a quello dell’anima, non bisogna dare agli altri solo del cibo materiale, ma affetto, comprensione e amore!
Ascolti, quel tale, ciò che dice il Signore:
“Chi costruisce un muro con malta che non regge se lo vedrà cadere addosso, perché la prova arriverà; lo Spirito dell’Eterno soffierà e proverà la consistenza di quel muro e se questo non reggerà alla prova il suo campo sarà invaso dalle volpi e dai lupi che faranno strage del gregge e le pecore saranno disperse ma non per sempre, il Signore provvederà a loro personalmente”.
E ciò avverrà perché lo dice il Signore.

Leggiamo nel libro del profeta Ezechiele cap. 13 dal versetto 9:
“La mia mano sarà contro i profeti dalle visioni vane dalle divinazioni menzognere; ressi non saranno più nel consiglio del mio popolo, non saranno più iscritti nel registro della casa d’Israele; e voi conoscerete che io sono il Signore, l’Eterno.
Giacché, si, giacché sviano il mio popolo dicendo: pace! quando non v’è alcuna pace, e giacché quando il popolo edifica un muro, ecco che costoro lo intonacano di malta che non regge, dì a quelli che lo intonacano di malta che non regge, che esso cadrà; verrà una pioggia scrosciante, e voi o pietre di grandine, cadrete; e si scatenerà un vento impetuoso; ed ecco, quando il muro cadrà, non vi si dirà egli: e dov’è la malta con cui l’avevate intonacato?
Perciò così parla il Signore, l’Eterno: Io nel mio furore, farò scatenare un vento impetuoso, e, nella mia ira, farò cadere una pioggia scrosciante, e, nella mia indignazione, delle pietre di grandine sterminatrice, e demolirò il muro che voi avete intonacato con malta che non regge, lo rovescerò a terra e i suoi fondamenti saranno messi allo scoperto; ed esso cadrà e voi sarete distrutti in mezzo alle sue rovine, e conoscerete che io sono l’Eterno”.
L'unica malta che regge è la Carità.
E’ la Carità, infatti, che unisce come “pietre viventi” (1Pietro 2:5) i credenti per formare il tempio di Dio.

Consideriamo ciò che San Paolo scrisse agli Efesini: “Voi dunque non siete più né forestieri né avventizi; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore; ed in Lui voi pure entrate a far parte dell’edificio, che ha da servire di dimora a Dio per lo Spirito” (Efesini 2:19-22).
Si parla di “edificio ben collegato insieme” con delle pietre unite l’una all’altra con l’unica malta che regge “l’amore”.
Senza questa malta come si può innalzare il Tempio Santo al Signore?
Oggi, più che mai, è necessario che tutti i cristiani si uniscano nella preghiera al Signore, affinché Egli mandi il Suo Spirito, per un profondo e completo ravvedimento, a chi si trova in questa situazione.
Infatti, solo lo Spirito Santo può convincere l’uomo in quanto a peccato, giustizia e giudizio.
Iddio ci benedica.

Antonio Strigari

Giuseppe

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