La testimonianza di Giovanni Selcioni


Testimonianze

Ricordi dolorosi e tristi. 

Sono passati molti anni dai tempi in cui frequentavo l’oratorio di Locarno, non ricordo esattamente il periodo esatto, ricordo che erano gli anni tra l'infanzia e l'adolescenza.
Sono ricordi dolorosi e tristi, tenuti segreti per pudore, vergogna, per una cultura che all'epoca, molto diversa da quella odierna, da vittima oggettiva, vi era il rischio di apparire calunniatore e carnefice.
Parlo comunque con un profondo rispetto verso chi con questi fatti non c'entra nulla, ma inevitabilmente coinvolto in quanto rappresentante della categoria.
Dicevo, sono passati molti anni da quei fatti, e oggi ho il bisogno di parlarne per togliere finalmente quella pesante pietra che per anni ha schiacciato la mia dignità, la mia anima, la mia coscienza... ho il bisogno insomma di liberarmi dalle catene dell'omertà in un periodo in cui finalmente vi sono segnali di volontà, nel fare luce sul triste fenomeno della pratica pedofila negli ambienti clericali; di chiedere perdono a tutte le vittime di un sistema in cui l'agire nell'anonimato e abusare della propria forza, protetti dal muro del sacro silenzio, veniva garantito dalle autorità in carica.
Una testimonianza che ha l'intento di cambiare la mentalità e di preservare il futuro di tutti da un sistema in cui l'apparire è predominante sull'agire.

In quel periodo il responsabile dell’oratorio era Don ... (mantengo il riserbo non sapendo e non avendo avuto la volontà di indagare se questa persona sia ancora viva, se sia stato arrestato, o quale altra fine abbia fatto).
Questo povero miserabile, un giorno mi invitò nella sala del cinema al 1° piano durante la proiezione di un film.
Soli in quel locale, mi chiese di sedermi e mi posò la sua mano sopra le mia ginocchia dicendomi di non temere.
Io non capivo cosa volesse fare, eravamo completamente al buio per permettere la proiezione del film.
Ad un tratto mi prese la mano e appoggiandola su una sagoma strana, mi disse che era il suo pollice, poi accarezzandomi la testa, mi spinse verso il basso.
Si accesero improvvisamente le luci del piano di sotto (forse era la pausa); notai che questo miserabile era nudo nella parte intima.
Scioccato e impaurito, scappai rifugiandomi in un angolino, spaventatissimo per ciò che subii e vidi.
Lui mi rimproverò, e additandomi mi disse che se avessi raccontato l'accaduto a qualcuno, rischiavo la prigione.
Spaventato e terrorizzato ho taciuto fino ad oggi.

Oltre a quella, ebbi purtroppo altre terribili esperienze.
Durante la permanenza in un collegio (frequentavo la terza elementare), una suora mi mostrava un apparente affetto, accarezzandomi e baciandomi continuamente.
Mi piaceva e mi sentivo bene, era comunque una suora di bell'aspetto.
Il sentirmi così tanto amato, lontano da casa e dagli affetti famigliari, l'aggrapparmi ad una persona adulta che mi dimostrava tanto amore, era per me quella protezione di cui cercavo e avevo bisogno.
Un giorno ebbi però la sorpresa di capire che tanto affetto era motivato da intenti ben diversi da quelli che per me erano prerogativa di una motivazione materna.
Quel giorno, questa suora mi chiese se avessi mai visto una donna nuda, gli risposi di no.
Lei mi disse: "Se mi prometti di non dirlo a nessuno, ti faccio vedere le mutandine".
Tremavo di paura pensando al peggio e a quanto già vissuto in precedenza.
La suora intuì di aver scelto il soggetto sbagliato, allora mi disse intimorendomi di tacere, e che se avessi parlato sarei andato incontro a tremende punizioni.
Anche in questo caso sono stato zitto, fino ad oggi.

In un’altra circostanza, un sacrestano mi invitò con una scusa a seguirlo a casa sua.
Entrai, ad improvvisamente mi chiese se potevo fargli un massaggio alla pancia, in quanto gli faceva male.
Intuii che la cosa stava prendendo una brutta piega, e spaventato andai via.
Queste esperienze segnarono negativamente la mia infanzia; mi sentivo umiliato, privato della mia dignità, intimorito verso gli adulti e in particolare schivo verso il clero, verso coloro che dovevano essere quella valvola verso cui potersi rivolgere, verso cui non avere timori e potersi confidare per liberarsi dai pesi della vita e dalle difficoltà che ogni adolescente affronta durante la crescita.
Inevitabilmente mi chiusi nei miei drammi, perdendo totale fiducia verso tutti.... e muto fino ad oggi.
Temevo che i miei genitori potessero scoprire quei fatti, temevo in una loro negativa reazione verso di me.
Mi rifiutavo di continuare a frequentare l'oratorio, non volevo più andare neanche in chiesa, ma per timore e rispetto nei confronti dei miei genitori ci andavo lo stesso.
Giunto alla maggiore età, lasciai la chiesa, non volendo più sentire parlare di religione.
Ma Dio mi ha sempre protetto, Lui mi ha fatto conoscere una magnifica donna, che poi diventò la mia fedele moglie, fedele a Dio e alla nostra famiglia.

Tornai con il tempo a frequentare la chiesa cattolica, ma mi sentivo colpevole, forse perché non ho mai detto nulla ai miei genitori.
Un giorno Dio condusse un pastore evangelico a parlarmi del perdono, riuscii a sconfiggere alcuni conflitti interiori, iniziando a rivivere sereno e in pace con Dio e con il prossimo, pur rimanendo legato ancora ad alcuni traumi infantili, che come detto, solo oggi riesco a parlarne e a liberarmene.
A conclusione di questa lettera, è importante precisare che non voglio creare pregiudizi e guerreggiare con preti e con nessun altro.
Ho voluto evidenziare quei pericolosi meccanismi, che permettono i comportamenti sopra descritti, che possono essere evitati solo nella consapevolezza che ciò succede, che non sono fantasie infantili e che nessuno è santo e veramente irreprensibile solo perché indossa una tunica.
Mi oppongo al comportamento di coloro che si professano figli di Dio o cristiani, che abusano del potere del clero, che spandono eresie in mezzo alle persone, approfittando della sete di verità e la ricerca della pace con Dio, ingenuamente cercata verso dogmi che vanno poi spesso a scontrarsi con una sana interpretazione biblica che insegna tutt’altro di ciò che oggi ancora viene praticato in molte chiese.

Gesù dice: "Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare” (Matteo 18:6).
Il Signore, pur condannando severamente le aggressioni contro i bambini, continua ad amare non solo le vittime, ma anche gli autori di questi atti.
Umanamente è inconcepibile, è chiaro che davanti alla società le persone che commettono questi reati contro i bambini, devono essere giudicati e messi in condizioni di non nuocere.
I bambini sono esempi viventi di fiducia e di semplicità. Badiamo bene di non disprezzarli a causa della loro debolezza, della loro ignoranza e dalla loro ingenuità, e facciamo attenzione soprattutto a non scandalizzarli.
Sulla croce, Gesù ha pagato il prezzo per liberarci completamente dalle conseguenze eterne delle nostre colpe, e se uno si ravvede veramente potrà trovare perdono e salvezza.
Ravvedersi non vuol dire semplicemente avere un po' di dispiacere, ma cambiare strada.
Noi genitori dobbiamo maggiormente responsabilizzarci, trovare più tempo da dedicare ai nostri figli, non volendoci liberare di loro, lasciando che siano oratori, società sportive o videogame ad occuparsi di loro e del loro tempo libero.
Dobbiamo proteggerli da quei pericoli che non vediamo, o che crediamo non esistere.
Dobbiamo soprattutto chiedere ed affidarli nelle mani di Dio contro tutti i tipi di pericoli.
Solo Lui è la soluzione e la prevenzione di ogni dramma.

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Giuseppe

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