La democrazia e la pace in Medio Oriente

Da AGENZIA RADICALE del 28 ottobre 2007. 

Una lectio magistralis di Shlomo Avineri. 
"Roma è sempre stato un centro importante per i rapporti con Israele.
Gli ebrei hanno un debito nei confronti del Risorgimento italiano, poiché sono stati da esso ispirati nella creazione del Sionismo moderno.
L'unità d'Italia è avvenuta, ora bisogna pensare a quella israeliana".
Così Shlomo Avineri ha aperto la sua Lectio Magistralis dal titolo: "Lo sviluppo della Democrazia politica e il processo di pace in Medio Oriente", tenutasi nell'aula magna dell'università di Roma Tre.

Professore di Scienze politiche all'università ebraica di Gerusalemme, autore di alcuni saggi, tra cui "La teoria hegeliana dello Stato", è anche collaboratore di diverse testate israeliane, i cui articoli vengono talvolta tradotti anche in italiano, nonché importante promotore dei rapporti tra la sinistra italiana e quella israeliana, confluiti anche in alcuni volumi che sono stati parte del dibattito svoltosi negli anni '80 per riequilibrare la concezione unilaterale di Israele nella sinistra italiana.
Secondo Avineri Israele è nata come democrazia e si è saputa mantenere tale, nonostante i numerosi problemi, non solo quelli insiti in tali forme di governo, ma anche quelli che ha dovuto affrontare dall'inizio fino ad oggi.

Fondata per lo più da immigrati provenienti da Paesi non democratici e circondata da Nazioni nemiche, tutte governate da regimi dittatoriali che fin dalla sua nascita e periodicamente le hanno mosso guerra, la democratica Israele, è riuscita ad integrare migliaia di persone, costituendo uno degli Stati più multietnici al mondo.
I veri profughi sono democratici per natura e gli immigrati nella Palestina sotto occupazione ottomana prima e mandato britannico poi, hanno portato con sé non le tradizioni dei Paesi dittatoriali da cui fuggivano, ma quelle delle comunità ebraiche della diaspora nelle quali tutte le cariche, anche quelle religiose, vengono elette dal basso.

Attualmente nessun Paese arabo può godere dei benefici della libertà, nemmeno il Libano dove la pur presente democrazia funziona piuttosto male, con una suddivisione dei poteri tra i vari gruppi etnici.
Il professore, però, è ottimista: "Tra il 1947 e il 1948, sono nati, oltre ad Israele, altri 85 Stati, nessuno dei quali, con l'eccezione forse dell'India, governato da un regime liberale.
L'America latina è vissuta sotto terribili dittature militari, ma la situazione è andata via via migliorando".
Anche per quanto riguarda il conflitto con i palestinesi spera che presto si possa arrivare ad un compromesso, sebbene i problemi siano numerosi.

Oltre alla mancanza di democrazia, il mondo arabo non ha imparato a rispettare le minoranze e le diversità; ai bambini si insegna l'aspirazione al martirio, l'odio per gli altri e l'amore per la guerra.
I palestinesi non riescono a vivere in pace nemmeno tra di loro e a formare un governo unitario e rappresentativo; Mahmoud Abbas è debole e a Gaza Hamas ha preso il potere con la violenza.
Tuttavia i colloqui sono comunque importanti, secondo il professore, "poiché è fondamentale potersi incontrare e parlare, non è vero che l'Islam non sia compatibile con la democrazia e la Turchia lo dimostra".

Giuseppe

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